Salve ragazzi. Ho deciso di raccogliere gli scritti di
Francesco Sabbatini in deck analysis e vi presento oggi la sua pagina:
"uno spazio di onesta'".
non c'è un'utilita' "diretta" nel leggere questi contenuti.
come magari leggendo un articolo su come sidare.
ed e' da qui che discende la magia di questa lettura.
da me definito "il Friedrich Nietzsche di magic"
per la sua capacita' di farvi vedere il gioco in una luce diversa
e al contempo rivoluzionaria. buona lettura.
link all'articolo qui -> https://deckanalysis.jimdo.com/la-vita-del-rogue-player/
Sotto i commenti di Sabbatini che uniscono filosofia a conoscenza di questo gioco.
Mi hanno colpito molto perchè dicono delle cose forse talmente vere da essere impossibili da vedere.
E' una lettura che ti lascia l'amaro in bocca, e che allo stesso tempo colpisce.
Un po' come vedere un animale morto sull'asfalto.
Questo bellissimo articolo è in gran parte inutile dal punto di vista
formativo. Nella pancia del pezzo ci sono informazioni.utili, per chi non sa ma vuole. Negli altri punti, parli a chi già sa o lanci frasi al vento a chi non vorrà mai ascoltare. Qualcuno deve
pur vincere
il salmone non rema contro corrente. Il salmone nasce per guadare il fiume contro corrente. Chi sceglie di essere avanguardia, certe domande non se le pone. Se no, è altro.
magic, nasce come creatività ed imita modelli matematici. Però la peculiarità, è che raramente Magic è un attività strettamente legata alla sopravvivenza. In questa ottica, ogni situazione di stress, è solo un riflesso di un bisogno di certezze. Come scritto sopra da voi. Ma proprio, per entrare in un ottica in cui si vuol indagare il fenomeno del gioco, del meccanismo in questo caso, cercando di eliminare il pilota, ecco, che in quel momento, il pilota assume proprio l'importanza del fulcro sul fenomeno. Perché la necessità di portare mazzi d'avanguardia, è una necessità che nasce con la leadership, con l'arma, con l'invenzione. Ed è quindi un percorso di caduta o supremazia. Non è mai un discorso fine al mezzo, al suo funzionamento. Altrimenti, se finisce come mera valutazione di un fenomeno, si riallaccia alla masturbazione. E come tale, colpisce a vuoto. Becca dei troll ma non risultati. Cade negli sconforti. Risorge stanca. L'attitudine rogue, è opportunista per antonomasia. Non la credo certosina, ne enormemente metodica. E' un illusione il metodo. Proprio perché, è una questione legata all'indole della persona. E non tutti posso essere fuoriclasse. Molti infatti, sono fanti, spesso anche disarmati, o poco più. That's it
un articolo di Francesco Sabbatini in esclusiva per deck analysis (12 giugno 2017)
<<bello , come una favola. ridente e piangente allo stesso tempo. un dealer di Hand of Fate.>> Nicola Cantafora, deck doctor di deck analysis
L'IMBROGLIO IL TARLO E IL MULINO AD ACQUA
LOGICA DEL GIOCATORE IN NETWORK
DI FRANCESCO SABBATINI
ANNO 2017 DI GIUGNO IL 12
Seppur sazio, il cane cerca il boccone, perché in sua natura, v'è il ricordo di un futuro che potrà esser misero, ma che è un passato di stenti.
Così chi si cimenta nel giuoco delle carte, sa che queste vengono disposte in un tavolo, che di norma, non ha memoria.
E di tale giuco ne ha attrazione e paura, così come il cane si butta sul boccone, che forse lo sosterrà o lo travaglierà, per il tempo che gli è concesso essere.
In quel periodo, i suoi percorsi saranno mobili, adattabili, veloci o pigri.
Legati allo zonzo o al metodo.
Nell'ordine, nel branco o solitario.
Svelto singolo o remissivo. Letale o pietoso.
Furbo d'astuzia spontanea. Aperto all'insegnamento.
Tanto l'istinto quanto il naso. Il sapore. Evitare un la gogna della cima del mazzo.
Seppellire la carogna in attesa dei tempi migliori.
Sospendere l'ancestral visione.
In attesa di una resurrezione, dopo una strenua lotta.
Menare il saracino con l'infetto dall'immenso potenziato.
Per non aver replica.
Non sentir eco.
Trovar la pace e farsi trascinare dal fiume del futuro sorteggio.
Vincere e attendere altre vittorie.
La vittoria rende schiavi del proprio ciclo.
Nell'insieme, la vittoria cerca sempre di emergere.
Perché negazione dell'esistenza effimera.
Faro della vita.
Legata essa stessa al ciclo di riproduzione.
Al fallo e al parto.
La vittoria è potenza degli zimbelli.
Forza del sole e delle stelle.
La grazia che prelude lo sforzo.
L'inizio di tutti i travagli, il segno della pace.
Si concede con una stretta di mano.
Si augura la morte, l'oblio.
Ma in certi casi, la corsa in tandem, il doppio, lo scarto, il traguardo.
Solo in certi casi, quando il tempo non è paragonabile ad un lampo.
Li chi ha quella forma.
Chi compete con una struttura.
Chi assimila ai giochi la propria sfida.
Sente.
La sensazione di una esperienza fisica intensa.
Che attraversa il sudore di Kai, il battito dell ciglia di Jon, quel respiro di sollievo che scorgi nel busto di Bob Jr
Gli occhiali di Zvi
che mostrano una pupila di nuovo aperta alla luce.
Quello scuotersi trattenuto, si allenta dalle spalle di Andrea.
Il labbro morso diventa un sorriso nella faccia di Marco.
Gli occhi si aprono sul volto di Andrè.
Yuuya stringe l'orbita e lascia scendere la mandibola
che il peso di quella ferrea attenzione teneva.
Luis alza le braccia dal tavolo e apre all'aria i suoi polmoni.
Per prima proprio,la respirazione cambia.
L'uomo esce dal tunnel
lo scavo è finito, un nuovo passaggio è creato
ora altri useranno questa strada
Tutta l'espression umana
di una coda che si muove dalla gioia
ed è il faro che tira nel mondo del giuoco
Quel che la speme crea e la forza sostiene.
Ma di questo, in noi, c'è grazia che ogniud'uno conosce
anche il più tristo ha i propri apici
Quindi ora, per fortuna grandissima che mi è data
voglio parlar di quel che è la tempera dell'oscuro e del luminoso
Quel che secondo scende
nel buio
e se lontano medita
e se vicino trama
ma rimane passaggio dell'imbocco obbligato
la vera vittoria eterna
finché una vittoria ci sarà
la certezza che esiste
la paura
il fallimento
l'impossibilità
quel che si annida e mangia nel buio
la carta brutta che un tempo era bella
la vertigine
l'assenza
il peso del tempo che si rivede nello stesso gesto
In questo, la vittoria c'è
è parte minima, lontana e sicura
molto più certa e si grandissima della manifesta
Passar tutti quanti vi devono
chi è fermo, rimane in quello
chi si muove, lo deve sfidar
se nel bello, si pensa a vederlo
se nel brutto, forse d'uscir
al sole segue la notte
se dura quanto, ogni volta non si sa
Intorno alla luce c'è un mare nero
ed ogni accoppiamento
è un sorteggio
Nel mondo di chi si porta a tenzone
Do egli che si sfida per diletto
o mira grande
vi troviam moltitudini di uomini
e tali
c'è quel che ha fede nel mondo scritto
che pensa al tocco dell'orologio
al passo della mano
al numero
che pesa la parola
e ha modi da signore titolato
che bada al fare bene per fare bene
ma in realtà
per lui
vittoria
è speranza tiepida
di norma pioggia in una sosta
sole nell'uscita in ferie
accadimento
colonna e fila in gregge
s'ho visto anche il tiranno
che ha sprezzo della carta altrui
come se lo segno fosse personal minaccia,affronto
del suo ha fede in parola
suona versi come rimbrotti
impreca sbatte e volta
di questo le mani van veloci spesso
e v'è prestar d'attenzione alle sue mire
perché vi pone enfasi e verbo
al sol di scuoter le altrui ire
non c'è vero in quel che dice
seppur lindo
perché ha sol in testa il suo avvenire
e fame quella di una bestia
la luce a tratti gli dà grazia
ma in se la brama è triste viva e nera
Come squali
certi spenti uomini
han solo il gesto e poco più l'aspetto
mesti vuoti neri
non sanno di alcun cosa
son brutti
questo si
luce non ne danno
forse le lor pelli nemmen la vedono
negli abissi vivono
solo di correnti alternate e continue
occhi che hanno, si nutrono
e negli spazi scuri tramano
menti d'architetto, si calcolo
si piazzano durissimi al tavolo
siedono col peso di una morte
per loro è mangiare
l'unico gesto che conoscono
ogni incontro un pasto
ogni giuco una preda
mordono senza enfasi
lo sforzo non gli appartiene e mai li tocca
secchi come la bocca di pelo
sai già cosa faranno
ma se ti fissi non ti opponi
perché il lor gran vantaggio è nel costume
grigio di pelle e d'abiti
per quanti colori abbiano indosso
i denti sol nell'ultimo morso
lo sguardo che fugge la preda
i mossi delle membra determinatissimi
lenti di una testuggine
pensieri di lepre, confusi e rimpastati
ma è solo maschera di coniglio
dentro hanno un verme di un vulvano
mischiar è cosa loro
del dado non importa
ma per secondi sempre soffrono
perdono come un fumo che si dirada
distruggono alla stessa di una vangata se copre di terra
non masticano
inghiottono
e passano all'altro dopo
poi se ne vanno
tanti li seguono e vorrebbero imitare
ma la loro è un passaggio in sola
non per vocazione
ma per nascita proprio
né eccellenza né metodo né rifare
animali silenziosi e oscuri
Al contrario loro
v'è l'eroe
e di questo ne son moltitudini sempre
tanti e ovunque ne hanno scritto
e sempre son in vista
tra i molti, dei molti
seppur singoli
bellissimi e lucenti astri
che sorgono sui testi e i quadri
alcuni son anche piscicani
e come i tali
li vediam meno grigi
dietro un vetro colorato
Altri li annasi al passo
hanno l'odor di vittoria
si muovono come i forti di uno stormo
e tutti indietro all'unisono
riposano sui tavoli in sorriso
san sempre tutto
arrivano d'ogni dove a beccar
intorno
son capi
entrano in battaglia al similar di un amplesso di stagione
che come ancelle di una corvè di popolo
trattan benevoli
gli sfidanti
ma una a uno
tra un prestigio e un tocco in sgambetto
cadon tutti tra le braccia
solo loro conoscon e sanno come
san le loro cose come si muovono
sorgono e affondano
galleggiano
grandemente sorridono
fingon immobili cortesie
tutti li ammirano e non afferrano
che nella loro mossa
c'è l'anima del sole che li ha benedetti
che non solo cresce le messi
e matura i frutti
ma brucia i fessi
e i morti spunti
La polvere la spazzan via e vi fan gioco
non sentono il vento dalle orecchie
alle voci
son bene attenti
ma non gridan molto
ne mai se soffrono
lo fanno in gruppo
Delle brame covano
sovente s'innamorano dei loro gesti
che più son narrati più li ascoltano
si forzano alla salita
flagellandosi s'isegnano
non sempre evolvono
sempre corrono
Alcuni assoluti
saranno sempre primi
nati unti e scelti
tra gli scelti li vedi sempre
bene alla pesca, forti alla caccia, sempre indistruttibili
se stanno per cadere colpiscono di coda
se non la hanno, una nuvola li salva
mani che fanno cose leali e mirabili
menti affilatissime
perfetti ma non serve
temerari per tutti
maghi
Chi non rimane al passo
in tal casi
riflette
di luce d'altri
ma seppur grandissimo
diventa piccolo e lontano
certi fan giochi provibiti per restare
corron su spalle d'altri
taglian le strade
i mazzi
le pesche che crescono
non v'è frutta proibita per saziar chi ha brama
Son schiavi del vincere
ma prima in tutto
di quel marchio
che portano avanti in stendardo
e in parte
di fronte ai tutti
codesto li nutre
In confidenza ho visto anche dei giullari
di cui forse in caso allor mi associo
fortunati penso
ma sovente malmenati
che aman l'essere prima del gesto.
O forse in quello
il profumo del fresco.
Sanno anche vincer e prender gara
anzi di spesso eccelgono
e son padroni
sia del sorriso che della rara
favela in bocca ai più sornioni.
Saltan di vita in vita
sempre comodi
per star fermi
sparsi per mondo
anche nell'esperica penisola.
Ne vedi anche tra i massimi giudizi
di quelli che in viaggio passan vita
a volte hanno
un passo che si ferma
nel tempo
di un controllo
di un saluto
o quel che basta
al più curioso per notare
che tali di campioni pur si tratta
in qualche modo
maestri
m'anche buffoni
E lesti come arrivan per restare
la sfida lor non
sembra lor cercare
ne fissi sui traguardi tu li becchi
Son sguardi più al diletto ed al cenare
che ai fasti dei più grandi sacrifizi
Forse in lor vedo anche miei fratelli.
Di quelli che di parto mai ho avuto.
Ma tanti ho conosciuto tra i più grandi.
Non so chi sian i più forti ma ho saputo
Che questa storia è sol dei magicianti.
L'IMBROGLIO IL TARLO E IL MULINO AD ACQUA
LOGICA DEL GIOCATORE IN NETWORK
DI FRANCESCO SABBATINI
ANNO 2017 DI GIUGNO IL 12
Seppur sazio, il cane cerca il boccone, perché in sua natura, v'è il ricordo di un futuro che potrà esser misero, ma che è un passato di stenti.
Così chi si cimenta nel giuoco delle carte, sa che queste vengono disposte in un tavolo, che di norma, non ha memoria.
E di tale giuco ne ha attrazione e paura, così come il cane si butta sul boccone, che forse lo sosterrà o lo travaglierà, per il tempo che gli è concesso essere.
In quel periodo, i suoi percorsi saranno mobili, adattabili, veloci o pigri.
Legati allo zonzo o al metodo.
Nell'ordine, nel branco o solitario.
Svelto singolo o remissivo. Letale o pietoso.
Furbo d'astuzia spontanea. Aperto all'insegnamento.
Tanto l'istinto quanto il naso. Il sapore. Evitare un la gogna della cima del mazzo.
Seppellire la carogna in attesa dei tempi migliori.
Sospendere l'ancestral visione.
In attesa di una resurrezione, dopo una strenua lotta.
Menare il saracino con l'infetto dall'immenso potenziato.
Per non aver replica.
Non sentir eco.
Trovar la pace e farsi trascinare dal fiume del futuro sorteggio.
Vincere e attendere altre vittorie.
La vittoria rende schiavi del proprio ciclo.
Nell'insieme, la vittoria cerca sempre di emergere.
Perché negazione dell'esistenza effimera.
Faro della vita.
Legata essa stessa al ciclo di riproduzione.
Al fallo e al parto.
La vittoria è potenza degli zimbelli.
Forza del sole e delle stelle.
La grazia che prelude lo sforzo.
L'inizio di tutti i travagli, il segno della pace.
Si concede con una stretta di mano.
Si augura la morte, l'oblio.
Ma in certi casi, la corsa in tandem, il doppio, lo scarto, il traguardo.
Solo in certi casi, quando il tempo non è paragonabile ad un lampo.
Li chi ha quella forma.
Chi compete con una struttura.
Chi assimila ai giochi la propria sfida.
Sente.
La sensazione di una esperienza fisica intensa.
Che attraversa il sudore di Kai, il battito dell ciglia di Jon, quel respiro di sollievo che scorgi nel busto di Bob Jr
Gli occhiali di Zvi
che mostrano una pupila di nuovo aperta alla luce.
Quello scuotersi trattenuto, si allenta dalle spalle di Andrea.
Il labbro morso diventa un sorriso nella faccia di Marco.
Gli occhi si aprono sul volto di Andrè.
Yuuya stringe l'orbita e lascia scendere la mandibola
che il peso di quella ferrea attenzione teneva.
Luis alza le braccia dal tavolo e apre all'aria i suoi polmoni.
Per prima proprio,la respirazione cambia.
L'uomo esce dal tunnel
lo scavo è finito, un nuovo passaggio è creato
ora altri useranno questa strada
Tutta l'espression umana
di una coda che si muove dalla gioia
ed è il faro che tira nel mondo del giuoco
Quel che la speme crea e la forza sostiene.
Ma di questo, in noi, c'è grazia che ogniud'uno conosce
anche il più tristo ha i propri apici
Quindi ora, per fortuna grandissima che mi è data
voglio parlar di quel che è la tempera dell'oscuro e del luminoso
Quel che secondo scende
nel buio
e se lontano medita
e se vicino trama
ma rimane passaggio dell'imbocco obbligato
la vera vittoria eterna
finché una vittoria ci sarà
la certezza che esiste
la paura
il fallimento
l'impossibilità
quel che si annida e mangia nel buio
la carta brutta che un tempo era bella
la vertigine
l'assenza
il peso del tempo che si rivede nello stesso gesto
In questo, la vittoria c'è
è parte minima, lontana e sicura
molto più certa e si grandissima della manifesta
Passar tutti quanti vi devono
chi è fermo, rimane in quello
chi si muove, lo deve sfidar
se nel bello, si pensa a vederlo
se nel brutto, forse d'uscir
al sole segue la notte
se dura quanto, ogni volta non si sa
Intorno alla luce c'è un mare nero
ed ogni accoppiamento
è un sorteggio
Nel mondo di chi si porta a tenzone
Do egli che si sfida per diletto
o mira grande
vi troviam moltitudini di uomini
e tali
c'è quel che ha fede nel mondo scritto
che pensa al tocco dell'orologio
al passo della mano
al numero
che pesa la parola
e ha modi da signore titolato
che bada al fare bene per fare bene
ma in realtà
per lui
vittoria
è speranza tiepida
di norma pioggia in una sosta
sole nell'uscita in ferie
accadimento
colonna e fila in gregge
s'ho visto anche il tiranno
che ha sprezzo della carta altrui
come se lo segno fosse personal minaccia,affronto
del suo ha fede in parola
suona versi come rimbrotti
impreca sbatte e volta
di questo le mani van veloci spesso
e v'è prestar d'attenzione alle sue mire
perché vi pone enfasi e verbo
al sol di scuoter le altrui ire
non c'è vero in quel che dice
seppur lindo
perché ha sol in testa il suo avvenire
e fame quella di una bestia
la luce a tratti gli dà grazia
ma in se la brama è triste viva e nera
Come squali
certi spenti uomini
han solo il gesto e poco più l'aspetto
mesti vuoti neri
non sanno di alcun cosa
son brutti
questo si
luce non ne danno
forse le lor pelli nemmen la vedono
negli abissi vivono
solo di correnti alternate e continue
occhi che hanno, si nutrono
e negli spazi scuri tramano
menti d'architetto, si calcolo
si piazzano durissimi al tavolo
siedono col peso di una morte
per loro è mangiare
l'unico gesto che conoscono
ogni incontro un pasto
ogni giuco una preda
mordono senza enfasi
lo sforzo non gli appartiene e mai li tocca
secchi come la bocca di pelo
sai già cosa faranno
ma se ti fissi non ti opponi
perché il lor gran vantaggio è nel costume
grigio di pelle e d'abiti
per quanti colori abbiano indosso
i denti sol nell'ultimo morso
lo sguardo che fugge la preda
i mossi delle membra determinatissimi
lenti di una testuggine
pensieri di lepre, confusi e rimpastati
ma è solo maschera di coniglio
dentro hanno un verme di un vulvano
mischiar è cosa loro
del dado non importa
ma per secondi sempre soffrono
perdono come un fumo che si dirada
distruggono alla stessa di una vangata se copre di terra
non masticano
inghiottono
e passano all'altro dopo
poi se ne vanno
tanti li seguono e vorrebbero imitare
ma la loro è un passaggio in sola
non per vocazione
ma per nascita proprio
né eccellenza né metodo né rifare
animali silenziosi e oscuri
Al contrario loro
v'è l'eroe
e di questo ne son moltitudini sempre
tanti e ovunque ne hanno scritto
e sempre son in vista
tra i molti, dei molti
seppur singoli
bellissimi e lucenti astri
che sorgono sui testi e i quadri
alcuni son anche piscicani
e come i tali
li vediam meno grigi
dietro un vetro colorato
Altri li annasi al passo
hanno l'odor di vittoria
si muovono come i forti di uno stormo
e tutti indietro all'unisono
riposano sui tavoli in sorriso
san sempre tutto
arrivano d'ogni dove a beccar
intorno
son capi
entrano in battaglia al similar di un amplesso di stagione
che come ancelle di una corvè di popolo
trattan benevoli
gli sfidanti
ma una a uno
tra un prestigio e un tocco in sgambetto
cadon tutti tra le braccia
solo loro conoscon e sanno come
san le loro cose come si muovono
sorgono e affondano
galleggiano
grandemente sorridono
fingon immobili cortesie
tutti li ammirano e non afferrano
che nella loro mossa
c'è l'anima del sole che li ha benedetti
che non solo cresce le messi
e matura i frutti
ma brucia i fessi
e i morti spunti
La polvere la spazzan via e vi fan gioco
non sentono il vento dalle orecchie
alle voci
son bene attenti
ma non gridan molto
ne mai se soffrono
lo fanno in gruppo
Delle brame covano
sovente s'innamorano dei loro gesti
che più son narrati più li ascoltano
si forzano alla salita
flagellandosi s'isegnano
non sempre evolvono
sempre corrono
Alcuni assoluti
saranno sempre primi
nati unti e scelti
tra gli scelti li vedi sempre
bene alla pesca, forti alla caccia, sempre indistruttibili
se stanno per cadere colpiscono di coda
se non la hanno, una nuvola li salva
mani che fanno cose leali e mirabili
menti affilatissime
perfetti ma non serve
temerari per tutti
maghi
Chi non rimane al passo
in tal casi
riflette
di luce d'altri
ma seppur grandissimo
diventa piccolo e lontano
certi fan giochi provibiti per restare
corron su spalle d'altri
taglian le strade
i mazzi
le pesche che crescono
non v'è frutta proibita per saziar chi ha brama
Son schiavi del vincere
ma prima in tutto
di quel marchio
che portano avanti in stendardo
e in parte
di fronte ai tutti
codesto li nutre
In confidenza ho visto anche dei giullari
di cui forse in caso allor mi associo
fortunati penso
ma sovente malmenati
che aman l'essere prima del gesto.
O forse in quello
il profumo del fresco.
Sanno anche vincer e prender gara
anzi di spesso eccelgono
e son padroni
sia del sorriso che della rara
favela in bocca ai più sornioni.
Saltan di vita in vita
sempre comodi
per star fermi
sparsi per mondo
anche nell'esperica penisola.
Ne vedi anche tra i massimi giudizi
di quelli che in viaggio passan vita
a volte hanno
un passo che si ferma
nel tempo
di un controllo
di un saluto
o quel che basta
al più curioso per notare
che tali di campioni pur si tratta
in qualche modo
maestri
m'anche buffoni
E lesti come arrivan per restare
la sfida lor non
sembra lor cercare
ne fissi sui traguardi tu li becchi
Son sguardi più al diletto ed al cenare
che ai fasti dei più grandi sacrifizi
Forse in lor vedo anche miei fratelli.
Di quelli che di parto mai ho avuto.
Ma tanti ho conosciuto tra i più grandi.
Non so chi sian i più forti ma ho saputo
Che questa storia è sol dei magicianti.
di Francesco Sabbatini
I SIGNORI DEI RE EFFIMERI
NEL 20 DI LUGLIO DEL 2017
DI FRANCESCO SABBATINI
“DI QUEL CHE GIRA INTORNO AL TAVOLO E DI COME VI SI POSA”
Solo i dotti san vedere il destino
a cui è votato un pulcino
dal becco
Ma se a punta ed uncino
o dritto e asciutto
qualcosa vorrà dire.
Indica una volontà
ma non di rado
il beffardo corso delle cose
riporta il rapace a umile servo accudito
e il gallo a padron della corte
Fa del pulcino più del pollo
Migra la gru
senza ritorno
E allora
ogni servo del cielo
con un teatro si nasconde
busca i colori sotto fratte
s'ammanta di misteri confusi.
A tal modo stesso
s'adeguan le forme dei giuochi
dalle spase in carta
sin nei tempi al tavolo
Dei ritmi della battaglia
L'adagio o la solerzia nelle mosse
lo sguardo ai mezzi
ed ai
condottieri.
Il giuco, severo oppur ridicolo
è retto anche dai lacci
gli sforzi, i pesi
i pasti
che ogni duellante vive al fuori
della jornata che lo describe
in quello.
Seppur noi visi
che guardiam l'altro come a veder cosi
badiam poco di chi non rivolge favella amica
Solo i utili, seppur stretti miri
un fazzoletto pel naso umido
l'imbottita di un pane al pranzo
l'indicazione di un vespasiano
la lista dei nomi in ordine al muro
quello spazio di corsa
il collegamento per l'intelligentie telefono
e allor
in quel momento
chiniam la testa come leoni a riva
che s'abbeveran storditi
Guardinghi SINE
ma vittime
lesti si spera
ma anche per on attimo
non abbastanti all'opportuno
necessario
schivar
delle continue
minacce altrui
mandrie sui tavoli
stanche che guardano
per marcar spazzi e tener lontano sorrisi
che nulla dicono
occhi incapaci
nervosi
parlatori seriali
che nei dialetti dell'alta o in lingue esterne
non tacciono mai favella niun secondo
per urlarsi attivi
e occupati
sotto di tutto
sotto le lacrime di sforzo che scolano
le fronti fredde d'aria fredda
nascosto v'è il timore
Della spia
del rapace in volo alto
di coelo che all'inizio del pasto
prima della guerra
scruta
colui che già sa
ma prima di fermar l'attacco
cambia
un gesto
magari il bordotavolo
quella arcana mossa in carta
o utile proprietà in dipinto
con abili caratteristiche
da far gioco a sorpresa
chiuder il dibattimento
tagliar e andare avanti
Quel vispo è un viso
lo vedi sol se non sei in branco
sol quando nulla t'interessa delle mire
sol quando sai, come vanno le mosse
come s'alzan i ganzi
quel che compran all'ultimo momento
chi ha corso nei giorni
l'asta del valore
la curva dei tempi
la rara
la mitica
e il non comune ambito
chi specula
e chi non sa.
Allor come un farabutto
ma che altro
se non un duellante
un maestro di arti belliche
ma in sé almeno opportunista
ESSO cova ogni metodo
ogni stanchezza altrui è d'appoggio
non sente caldo
peso e movimento nelle membra
colpisce per il gusto di colpire
ed ha una forma
che lo rende affine
alla sua arma
che lo riflette a pieno
nei gesti
e nei suoi tempi
Sa che quel gioco è permesso
ed nasce sottoposto
alle dettate regole di maghi alti
che dalla costa d'altre terre
insegnan' tutti
che dice cosa esiste e pure no
tra le carte e norme
ma che nulla è
senza un esercito
di battaglianti
burocrati quasi
in vario tipo e grido
Essi
attratti anche spesso dalla forma dei destrieri
in carta e codice
dell'armi
dall'addestramento.
Tali che vogliono aver
ragione delle gare
ed ogni corsa è un missile
che morde l'aria di una lepre che scappa.
Il più alto che sale infine vince
ma vince anche tutti i simili
delle costruzioni varie e colore
chi muove i moschetti
chi muove le gambe
chi aspetta e ghermisce
chi fa un po' tutto
son tutte famiglie
ed nessun parente
ma ognuno vuol sapere
del valore di quelle scelte
che li
han portato al quel campo
nel giorno dell'incontro e l'aduno.
E del valor dei destrieri in titolo, in carta.
Ma del denar sul mezzo
è un altro discorso
Sempre al merlo
Francesco Sabbatini.I SIGNORI DEI RE EFFIMERI
NEL 20 DI LUGLIO DEL 2017
DI FRANCESCO SABBATINI
“DI QUEL CHE GIRA INTORNO AL TAVOLO E DI COME VI SI POSA”
Solo i dotti san vedere il destino
a cui è votato un pulcino
dal becco
Ma se a punta ed uncino
o dritto e asciutto
qualcosa vorrà dire.
Indica una volontà
ma non di rado
il beffardo corso delle cose
riporta il rapace a umile servo accudito
e il gallo a padron della corte
Fa del pulcino più del pollo
Migra la gru
senza ritorno
E allora
ogni servo del cielo
con un teatro si nasconde
busca i colori sotto fratte
s'ammanta di misteri confusi.
A tal modo stesso
s'adeguan le forme dei giuochi
dalle spase in carta
sin nei tempi al tavolo
Dei ritmi della battaglia
L'adagio o la solerzia nelle mosse
lo sguardo ai mezzi
ed ai
condottieri.
Il giuco, severo oppur ridicolo
è retto anche dai lacci
gli sforzi, i pesi
i pasti
che ogni duellante vive al fuori
della jornata che lo describe
in quello.
Seppur noi visi
che guardiam l'altro come a veder cosi
badiam poco di chi non rivolge favella amica
Solo i utili, seppur stretti miri
un fazzoletto pel naso umido
l'imbottita di un pane al pranzo
l'indicazione di un vespasiano
la lista dei nomi in ordine al muro
quello spazio di corsa
il collegamento per l'intelligentie telefono
e allor
in quel momento
chiniam la testa come leoni a riva
che s'abbeveran storditi
Guardinghi SINE
ma vittime
lesti si spera
ma anche per on attimo
non abbastanti all'opportuno
necessario
schivar
delle continue
minacce altrui
mandrie sui tavoli
stanche che guardano
per marcar spazzi e tener lontano sorrisi
che nulla dicono
occhi incapaci
nervosi
parlatori seriali
che nei dialetti dell'alta o in lingue esterne
non tacciono mai favella niun secondo
per urlarsi attivi
e occupati
sotto di tutto
sotto le lacrime di sforzo che scolano
le fronti fredde d'aria fredda
nascosto v'è il timore
Della spia
del rapace in volo alto
di coelo che all'inizio del pasto
prima della guerra
scruta
colui che già sa
ma prima di fermar l'attacco
cambia
un gesto
magari il bordotavolo
quella arcana mossa in carta
o utile proprietà in dipinto
con abili caratteristiche
da far gioco a sorpresa
chiuder il dibattimento
tagliar e andare avanti
Quel vispo è un viso
lo vedi sol se non sei in branco
sol quando nulla t'interessa delle mire
sol quando sai, come vanno le mosse
come s'alzan i ganzi
quel che compran all'ultimo momento
chi ha corso nei giorni
l'asta del valore
la curva dei tempi
la rara
la mitica
e il non comune ambito
chi specula
e chi non sa.
Allor come un farabutto
ma che altro
se non un duellante
un maestro di arti belliche
ma in sé almeno opportunista
ESSO cova ogni metodo
ogni stanchezza altrui è d'appoggio
non sente caldo
peso e movimento nelle membra
colpisce per il gusto di colpire
ed ha una forma
che lo rende affine
alla sua arma
che lo riflette a pieno
nei gesti
e nei suoi tempi
Sa che quel gioco è permesso
ed nasce sottoposto
alle dettate regole di maghi alti
che dalla costa d'altre terre
insegnan' tutti
che dice cosa esiste e pure no
tra le carte e norme
ma che nulla è
senza un esercito
di battaglianti
burocrati quasi
in vario tipo e grido
Essi
attratti anche spesso dalla forma dei destrieri
in carta e codice
dell'armi
dall'addestramento.
Tali che vogliono aver
ragione delle gare
ed ogni corsa è un missile
che morde l'aria di una lepre che scappa.
Il più alto che sale infine vince
ma vince anche tutti i simili
delle costruzioni varie e colore
chi muove i moschetti
chi muove le gambe
chi aspetta e ghermisce
chi fa un po' tutto
son tutte famiglie
ed nessun parente
ma ognuno vuol sapere
del valore di quelle scelte
che li
han portato al quel campo
nel giorno dell'incontro e l'aduno.
E del valor dei destrieri in titolo, in carta.
Ma del denar sul mezzo
è un altro discorso
Sempre al merlo
Francesco Sabbatini.
Marcato dall'ilare ironia della sorte, che racconta della morte dell'eroe o dell'ascesa dello stolto senza nascondere un ghigno.
Un acuto ritratto rocambolesco della realta' che ruota intorno ai tavoli di magic, goffa, bizzarra, eppure cosi' immanente.
-Nicola Cantafora
Deck Analysis ® e' un gruppo organizzato di giocatori volto a promuovere un utilizzo compiuto dei cosiddetti "rogue decks" . La ricerca della perfezione del proprio mazzo va a braccetto con la ricerca della self-perfection come giocatore. Qui spingiamo i mazzi al massimo.